La Cura Canalare di un dente o “devitalizzazione”

02 Maggio 2023


Cos’è la Cura Canalare del dente?

La cura canalare del dente, detta anche “devitalizzazione” è quel trattamento che si esegue quando la carie dentale è troppo profonda. Sfocia o può sfociare in pulpite, condizione estremamente dolorosa, che insorge improvvisamente. Non ci sono altre cure contro la pulpite se non la terapia canalare, infatti la pulpite spesso è intrattabile con gli antidolorifici. L’unico trattamento è la rimozione della polpa dentaria e successiva otturazione dei canali radicolari.

La pulpite non trattata porta a necrosi della polpa, e successivamente a rischiare un ascesso odontogeno, patologia decisamente più grave, che necessita di assunzione di antibiotici secondo prescrizione medica e poi terapia canalare del dente, o estrazione ove questa non sia possibile per eccessiva distruzione del tessuto dentario.

Iniziamo a dire che la cura canalare del dente veniva detta in passato “devitalizzazione” (anche se oggi in molti la definiscono ancora in questo modo).

La definizione di devitalizzazione era dovuta al fatto che in tempi meno recenti (fino agli anni ’60 del secolo scorso) si utilizzavano delle paste “devitalizzanti”, per far “morire il nervo”.

Questa pratica era necessaria quando la carie era troppo profonda e quindi il dentista doveva portare alla necrosi la polpa dentaria, detta impropriamente “nervo”.

Una volta che la polpa del dente era divenuta necrotica il dentista poteva eliminarla con il “tira nervo”, senza fare anestesia e successivamente si potevano chiudere i canali radicolari con il cemento.

La cura canalare, oggi prevede che vengano in sequenza fatti i seguenti passaggi.

  • – anestesia locale
  • – inserimento della diga di gomma
  • – apertura della camera pulpare, con accesso ai canali radicolari
  • – rimozione della polpa dentaria
  • – misurazione delle lunghezze dei canali tramite strumenti appositi ( rilevatori apicali) e supporto radiografico per conferma della lunghezza di lavoro
  • – detersione e sagomatura dei canali radicolari, tramite strumenti canalari manuali e rotanti, con lavaggi canalari a base di ipoclorito di sodio
  • – chiusura dei canali con guttaperca e cemento
  • – ricostruzione del dente tramite materiale composito

Questi passaggi, sono notevolmente semplificati, rispetto a quelli effettivamente necessari.

Ad esempio se il dente è particolarmente distrutto si renderà necessario fare il “pretrattamento canalare”, cioè una ricostruzione preventiva del dente. La ricostruzione andrà fatta prima della cura canalare, anche nella stessa seduta.
Questa operazione consente di evitare la frattura del dente tra una seduta e l’altra. Infatti si sente dire spesso che il dente devitalizzato si è rotto ed è stato necessario fare l’estrazione. Questo capita proprio perchè il dente devitalizzato, già notevolmente indebolito dalla carie, viene ulteriormente minato dall’apertura della camera pulpare.
Se non preventivamente ricostruito con il “pretrattamento” il dente ha notevoli possibilità di rompersi in profondità, addirittura a metà e dover essere estratto, e quindi sostituito con un impianto in titanio, con un aggravio di costi e perdita di tempo.

La cura canalare quindi risulta necessaria e fondamentale quando rimuovendo il tessuto cariato e rammollito del dente si arriva sulla polpa dentaria, che inizia anche a sanguinare, in questo caso significa che c’è già infiammazione della polpa (pulpite).

Nei soggetti molto giovani, bambini ed adolescenti alcune volte, nonostante l’esposizione pulpare è possibile procedere all’incappucciamento diretto, di cui ne parleremo in altro articolo, che in sostanza mira a preservare la vitalità della polpa, senza effettuare la cura canalare. Si rende possibile solo nei denti dei giovani, quando ancora la polpa dentaria ha delle capacità rigenerative, che si perdono quando il dente ha gli apici completamente formati.

La cura canalare può essere fatta in un’unica seduta o più sedute, la scelta dipende da molti fattori, come il sanguinamento dei canali, la fuoriuscita di liquido infetto dai canali, eccetera.

La cura canalare termina quando i canali sono stati tutti detersi, asciugati con dei conetti di carta, e chiusi con guttaperca e cemento radicolare, e una radiografia endorale di controllo per valutare la correttezza del trattamento eseguito.

La perfetta chiusura del canale è fondamentale per il risultato a lungo termine, infatti una chiusura del canale non perfetta, ad esempio “corta”, cioè che non arriva all’apice della radice, oppure “lunga”, cioè con proiezione di materiale oltre apice, comporta la possibilità di avere la formazione del granuloma apicale, un’infiammazione cronica del tessuto periapicale, che se non trattata può portare alla formazione di cisti odontogene o ascessi.

Dott. Giovanni Bona – Odontoiatra